La Play Therapy è una pratica conosciuta ed applicata in molti Paesi
e consiste in un uso sistemico e teorico per stabilire un processo
interpersonale dove un terapista della salute mentale utilizza il gioco per
aiutare i pazienti a prevenire e risolvere difficoltà psicosociali e
raggiungere un livello ottimale di crescita e sviluppo. Come si può
osservare dalla foto, attraverso il gioco il bambino (e non solo) impara a
comunicare con gli altri, esprimere sentimenti, modificare comportamenti,
sviluppare abilità nel risolvere situazioni problematiche e ad
apprendere modalità di interazioni con il mondo esterno. Possiamo
sostenere che, attraverso il gioco, “rivivono determinate esperienze
traumatiche e questo permette un maggiore controllo su di esse, per
modellari determinati comportamenti di vita, per sviluppare comportamenti
socialmente più accettabili, coinvolge quelle forme emozionali che
erano state precendentemente represse, come piangere e colpire e può
esprimere queste emozioni, colpendo un pupazzo gonfiabile, dei palloni, o
qualunque altro mezzo sciogliendo così le tensioni psicologiche
accumulate.” “Inoltre, il gioco, può essere utilizzato
per far superare determinate paure, ad esempio, giocando a nascondino in
stanze più buie, potrebbe aiutare il paziente a superare, appunto,
la paura del buio; infine, permette di sviluppare un locus of control
interno, ovvero, mettere in gioco il sentimento del potere e del controllo
che, nella vita quotidiana, avrebbe difficoltà a mettere in
atto.”
Le motivazioni per la scelta di questo
argomento:
• l'approfondimento di questa
modalità di terapia che risulta essere molto interessante,
soprattutto per l'approccio diretto tra terapeuta e cliente,
sicuramente particolare, ma molto efficace per far emergere deterimate
emozioni “nascoste”;
• per far
comprendere che la Play Therapy non è utilizzata solamente nei
confronti dei bambini, ma anche nei confronti degli adulti che molto
spesso, reprimono le proprie emozioni e stati d'animo e, attraverso
questa modalità teraputica, facilita la loro manifestazione.
Il
maggiore punto di forza del counselor nei confronti di questa
modalità di terapia, è sicuramente l'empatia e la
modalità di ricezione dei messaggi verbali e non verbali e, questa
tipologia di relazione di aiuto, viene ampiamente trasmessa durante tutto
il percorso di Counseling Relazionale. Ciò che potrebbe risultare
problematico ed i rischi che potrebbero sorgere durante la Play Therapy,
è la modalità della terapia stessa, ovvero, dovrà
prestare attenzione a non offrire una modalità di aiuto
psicoterapica o psicologica, ma dovrà attenersi al proprio ruolo in
una semplice modalità di ascolto.
Gli obiettivi ed i
risultati specifi che ci si attende dal counseling, sono sicuramente una
maggiore facilitazione nell'esprimere le proprie emozioni e migliorare
l'approccio verso sé stessi e verso il mondo esterno.
Facilitare anche, sicuramente, le modalità in cui il cliente
affronta determinate situazioni stressanti.
Lo psicologo
avrà un approccio sicuramente più scientifico ed
approfondito, in cui osserverà un cliente (bambino o adulto) durante
la Play Therapy, determinando la causa del comportamento disturbato
(diagnosi ed osservazione che un counselor non potrà mettere in
atto, poiché non rientra nelle sue competenze), diagnosticare
eventuali stati d'ansia intensi e confusioni interne.
Gli
obiettivi ed i risultati specifici che ci si attende dallo psicologo,
è sicuramente un giovamento nel comportamento deviante, una
diminuzione importante di un eventuale stato d'ansia ed un
miglioramento di eventuali blocchi psicologici. Si riscontrerà,
ovviamente, un giovamento anche nell'approccio del paziente nei
confronti di sé stesso e del mondo esterno.
Lo
psicoterapeuta (incluso lo psicoterapeuta infantile) si rivolge a pazienti
con manifestazioni disturbanti che limitano considerevolmente la vita del
paziente stesso, incidendo anche nel corretto sviluppo del bambino
causandogli difficoltà nell'ambito relazionale e scolastico,
così come nell'ambito lavorativo per l'adulto.
L'approccio è sicuramente più laboratoriale, includendo
scatole con numerosi giochi ( didò, pongo, fogli, colori,
costruzioni con giochi di piccole dimensioni,ecc..). Durante la
psicoterapia del bambino, lo psicoterpeuta si incontrerà
regolarmente con i genitori per confrontarsi sul percorso del
figlio.1
Possiamo affermare con certezza che il counselor ha
sicuramente un approccio più generale e superficiale rispetto ad uno
psicologo e psicoterapeuta. Ha un approccio, come detto in precedenza,
volto più all'ascolto e alla ricezione dei vari messaggi
verbali e non verbali.
Lo psicologo serve principalmente per
affrontare un momento della propria esistenza particolarmente stressante e
per affrontare le difficoltà nelle relazioni sociali. La
psicoterapia, è efficace per una sofferenza psicologica
significativa che può affondare le radici in esperienze passate,
anche in presenza di una sintomatologia clinica. In questo caso, lo
psicologo dovrebbe indirizzare il proprio paziente in un percorso di
psicoterapia, per il semplice motivo che, se il paziente stesso presenta
una sintomatologia psicofisica particolare, lui non avrebbe gli strumenti
adatti per affrontarla nella maniera più idonea.2
Tutor
dottoressa Luciana Reginato Psicologa Clinica e Supervisor Counselor
Lisa
Grifoni, tirocinante