Sei un genitore preoccupato per la cattiva alimentazione di tuo figlio? Temi
che questo abbia a che fare con la tua capacità genitoriale e di non
essere un genitore efficace? Ma andiamo per gradi: quando è bene
preoccuparsi rispetto al comportamento alimentare dei figli?
I
disturbi alimentari sono influenzati sia dal punto di vista sociale che dal
punto di vista psicologico.
A volte le persone pensano di stare
bene dal punto di vista della salute, altre volte sono eccessivamente
preoccupate, quindi occorre fare un lavoro di consapevolezza di quali siano
gli elementi da osservare per cui una persona può ritenere di avere
un disturbo alimentare e quali invece no. Le famiglie con bambini che
manifestano difficoltà alimentari difficilmente si rivolgono allo
psicologo immaginano che sia di competenza del dietista-nutrizionista. E
questo perché manca una cultura orientata all’idea che corpo e
psiche siano legati da un continuum. Quindi ci si può porre la
domanda: al punto di vista della prevenzione come si può intervenire
al momento dell’insorgenza di tale difficoltà?
L’informazione
e la formazione, con professionisti che parlano di alimentazione a gruppi
di genitorialità, finalizzata all’educazione dei genitori (o
futuri genitori a partire dalla gravidanza) che possa proporre un
orientamento sulle scelte alimentari, può diventare un veicolo
importante per la sensibilizzazione delle persone, per aiutarle a porre
attenzione all’alimentazione e, di conseguenza, se, alcuni
comportamenti alimentari, rientrano o meno in un quadro considerato a
rischio. La precocità dell'intervento è di per sè
prevenzione in quanto il rapporto con il cibo si struttura anche nella
relazione che madri e padri hanno a loro volta con il cibo.
Il
professionista, quando prende in carico un bambino che presenta
difficoltà di origine alimentare, dovrebbe avere in mente un lavoro
strutturato di equipe multidisciplinare, all’interno del quale,
diversi professionisti, collaborano come ad esempio: lo psicologo, il
dietista-nutrizionista (oppure biologo-nutrizionista), in collaborazione
con il pediatra.
L'educazione alimentare dei figli
è spesso una questione complessa a volte si rischia di trascurare
elementi importanti altre volte i genitori sono fissati con i cibi sani.
Spesso si incoraggiano i figli a mangiare di più rispetto al loro
fabbisogno, oppure si utilizza il cibo come premio. Ad esempio, quante
volte si è detto al figlio “non mangiare ora perché ti
rovini l'appetito”? Infatti, questa affermazione non aiuta il
bambino, o il figlio ad ascoltare i bisogni che arrivano dal proprio corpo,
aiuta invece a seguire la norma e non l’aspetto più
biologico.
A tal proposito occorre mettere in atto un
comportamento educativo efficace vedremo come.
Se il bambino
rifiuta ad esempio le pietanze solide oppure vuole mangiare tutto frullato
può essere un indicatore di difficoltà alimentare
quindi è giusto preoccuparsi. É opportuno incoraggiare i
genitori ad avere fiducia in se stessi, e nel fatto che possono aiutare il
figlio a superare le sue difficoltà. I genitori possono guardare la
situazione, le cose, da angolazioni diverse e provare strategie diverse. Ad
esempio si può provare ad essere o a diventare osservatori del
comportamento del figlio, raccogliere prove, e, prova dopo prova si possono
fare dei passi in avanti. Spesso capita che durante i pasti si crea una
situazione conflittuale tra genitori e figli. Più ci si preoccupa
della qualità e della quantità del cibo che viene
ingerito dai figli, e delle abitudini alimentari, più si determina
una situazione problematica, questo non aiuta a far sì che le cose
cambino. Occorre rendere il momento dei pasti, un momento gioioso, evitare
appunto che la preoccupazione abbia un effetto tipo boomerang che si
ritorce contro con conseguente aumento dell’evitamento del cibo
imposto. Infatti, intensificare gli sforzi per costringere il figlio a
mangiare di più non aiuta, spesso crea difficoltà e tensione,
quindi occorre evitare di far mangiare a tutti i costi qualcosa,
perché costringere non aiuta sicuramente ad amare gli alimenti
proposti.
É più efficace capire, quindi, quali sono
le cose che funzionano, e quali sono le cose che non funzionano rispetto
l'educazione alimentare. Ad esempio è preferibile evitare che i
pasti diventino momenti stressanti e ansiogeni. É importante evitare
che il figlio senta che l'attenzione di tutti è rivolta a lui,
perché aumenta in lui l’ansia, quindi si sconsiglia di
focalizzarsi sul figlio che si rifiuta di mangiare perché, tale
atteggiamento, quasi sempre sfocia in tensione da parte di tutto il nucleo
famigliare.
Se si sforza qualcuno a mangiare qualcosa, che a
priori non vuole, si manifesta una situazione che crea conflitto, emerge la
rabbia, la confusione e, il bambino, piuttosto che mangiare si blocca, ma
questo, a che prezzo? Quando il bambino si rifiuta di mangiare, non
lo fa per capriccio ne è un atteggiamento oppositivo o provocatorio.
Spesso il bambino si trova in difficoltà a mangiare tutto quello che
è nel piatto, oppure ad assaggiare qualcosa di nuovo, se il clima
famigliare è teso e conflittuale.
L'importante quindi
è evitare di pensare di non essere bravi educatori, sicuramente
ci sono molti aspetti della vita, come ad esempio i valori in cui
credete, che avete passato a vostro figlio. Pertanto, non serve abbattersi,
l'importante è recuperare dal vostro metodo educativo le stesse
strategie (che avete utilizzato e utilizzate, che hanno funzionato e che
funzionano), e applicarle parimenti all’educazione alimentare .
Ad
esempio quando avete insegnato ad andare in bicicletta a vostro figlio,
siete stati genitori incoraggianti? Oppure vi siete arrabbiati?
Oppure avete riso e scherzato? Sicuramente vostro figlio non ha
imparato subito e, avete scoperto, che ci vuole tanta pazienza. Per
imparare occorre anche cadere qualche volta, e poi rialzarsi e riacquistare
la fiducia in sé. Il consiglio è recuperare la
modalità educativa della pazienza, della battuta, dello scherzo e
del contenimento, e non focalizzarsi solo sulla difficoltà.
Sicuramente spesso ci si accorge che è umano sovrastimare gli
insuccessi e continuare a pensare a ciò che non va, invece che
concentrarsi sulle conquiste.
Quindi l'invito è
proprio quello di evidenziare e ripensare a quelle situazioni e a quegli
eventi che avete affrontato con entusiasmo e che siano stati incoraggianti
per il bambino. É molto utile pensare ai particolari, a ciò
che avete fatto, alla pazienza che avete messo in atto, alla naturalezza,
alla gioia, alla leggerezza che ha accompagnato appunto il compito
educativo in quel momento.
La preoccupazione dei genitori per
un figlio inappetente, da parte del professionista, non può
prescindere dalla seguente domanda: “che cosa c'è di vero
e cosa no?” è importante chiedersi se è un falso
problema, oppure un pensiero esagerato dei genitori, ovvero se la loro
preoccupazione sia realmente vera. In genere i bambini sanno
regolarsi in merito a quanto cibo introdurre, i meccanismi della fame e
della sazietà sono regolati biologicamente, è lecito supporre
che i bambini mangiano quando hanno fame e smettono di mangiare
quando sono sazi.
Questo articolo ha lo scopo di fornire
strumenti utili per poter osservare il comportamento alimentare dei
bambini, ed eventualmente chiedere aiuto ad un professionista esperto
dell’alimentazione. Gli obiettivi che ci si pone, sono legati a
promuovere una migliore comprensione delle difficoltà che questi
bambini vivono e offrire strategie appropriate di intervento.
I
bambini che adottano questi comportamenti alimentari, possono presentarsi
sia sottopeso, sia in peso forma oppure essere in sovrappeso. Nonostante
ciò il bambino è compromesso a livello nutrizionale
perché evita sostanze nutritive importanti per la crescita
presentando queste caratteristiche osservabili:
1. Non mangia
oppure non accetta una dieta adeguata in termini di energia e apporto di
sostanze nutritive.
2. É associato ad una compromissione
significativa della salute, dello sviluppo e del funzionamento
generale.
Ci sono tre criteri che occorre tener presente per
farsi un’idea:
Vostro figlio è preoccupato
rispetto il cibo per ciò che gli potrebbe capitare se mangia
determinati alimenti? Ad esempio vuole soltanto i cibi frullati? Evitare il
cibo sulla base della consistenza, del colore e della temperatura? É
molto sensibile al gusto: pertanto evita alcuni cibi perché cambia
il sapore? (può capitare che preferiscano solo determinate marche o
determinati colori di cibi).
Vostro figlio non è
minimamente interessato al cibo? (questo può essere legato a scarso
appetito, a distraibilità, il bambino puòessere emotivamente
eccitato. Oppure ha vissuto esperienze difficili come ad esempio ricoveri,
traumi, bullismo).
Vostro figlio, sente repulsione rispetto ad
alcune categorie di alimenti, perché teme che possano insorgere in
lui, dolori addominali per paura di soffocarsi, di vomitare o di stare
male? (questo può essere legato ad esperienze pregresse negative,
oppure a stati ansiogeni).
Se, la restrizione e
l’evitamento del cibo tende a persistere, occorre porre attenzione
perché, questo può compromettere in modo significativo la
crescita e lo sviluppo del bambino.
Ricapitolando:
-
La condizione generale di salute dei bambini può presentarsi sia
sottopeso, nel range di peso normale o sovrappeso.
- Il livello
nutrizionale può risultare compromesso in modo significativo, tanto
da presentare differenze con lo sviluppo e il funzionamento sociale ed
emotivo, includendo effetti sulla famiglia e le relazioni personali.
-
La restrizione NON è correlata a problemi di peso, alla forma o
all’aspetto del corpo (che è presente
nell’anoressia).
Di preferenza, il trattamento attuale
individua le aree che mantengono tali fatiche. È importante evitare
di drammatizzare ma allo stesso tempo è fondamentale tenere presente
che chiunque elimini un intero gruppo alimentare può andare incontro
a disturbi di origine alimentare. Si interviene con strumenti che aiutano
sia la famiglia, che il bambino, da un punto di vista cognitivo,
comportamentale ed emotivo (afabetizzazione emotiva). Ed infine si adotta
il modello a cinque passi: Esplorare, Comprendere, Accettare, Sfidare e
infine Cambiare.
E per finire: quali sono le modalità
per valutare le insufficienze nutrizionali? In tal senso le aree chiave per
una corretta valutazione sono:
Conoscere l’introito di cibo,
per valutare la presenza di restrizione (diario alimentare).
-
Verificare se vi siano sintomi da malnutrizione.
-
Accertarsi se la persona prende integratori che possano mascherare la
malnutrizione.
- Tenere un diario alimentare di cinque
giorni.
- Se è possibile richiedere l’esame del
sangue.
- Controllare se la persona è anemica.
-
Distinguere i soggetti che non vogliono mangiare da quelli che non possono
mangiare (per
problemi fisici, allergie).
-
Capire il contesto familiare.
- Le relazioni familiari in
relazione al cibo.
- Il temperamento dei bambini e la salute
mentale.
- La sensibilità sensoriale.
-
Il funzionamento a Scuola.
- Chiedere se prova vertigini
quando si alza dalla posizione seduta o sdraiata.
- Questo
comportamento si manifesta quando aumenta lo stress, quando ci sono
pressioni
esterne?
- Ha
avuto allattamento artificiale?
- Come è andato lo
svezzamento in relazione ai cibi solidi, secchi?
-
Attenzione ai bambini che hanno avuto problemi gastrointestinali.
-
Come reagisce alle frustrazioni? (spesso i bambini scelgono le battaglie e
la rabbia. Ci
potremmo chiedere: quanto
questo atteggiamento è utile al bambino per sentirsi al centro
dell’attenzione?).
Il sostegno
psicologico adotta un approccio multidisciplinare, che prevede la
collaborazione di più professionisti che ruotano intorno alla
famiglia e al bambino. Infatti, la famiglia, è al centro dei
pensieri di tutta l’equipe che progetta un intervento basato sulle
necessità specifiche del bambino e della famiglia.
Dottoressa
Luciana Reginato Psicologa Clinica e Supervisor Counselor
Bibliografia:
-
“ Psicopatologia dello sviluppo” Fabio Celi Daniela Fotana ed.
McGrawHill
- DSM-5 Ed. Raffaello Cortina Editore
- PDM-2
Ed. Raffaello Cortina Editore
- “ Psicopatologia dello
sviluppo” Fabio Celi, Daniela Fotana, ed. McGrawHill
-
“Difficoltà evolutive e crescita psicologica” Dora
Knaurer Francisco, Palacio Espasa, Ed.
Raffaello Cortina
Editore
- “Psicopatologia del bambino” Daniel
Marcelli, David Choen, Ed. Edra Masson.
- Convegno 2018
“AIDAP Associazione Italiana Disturbi Alimentari e del
Peso”.