Compassion Focused Therapy

Compassion Focused Therapy

Nella Compassion Focused Therapy i tre sistemi di regolazione emotiva di base sono denominati anche sistemi dei tre cerchi. Il modello suggerisce che le emozioni hanno a che fare con l’evoluzione e che queste svolgono funzioni che hanno contribuito alla nostra sopravvivenza. Essi sono denominati sistema di protezione dalla minaccia che comprende emozioni di rabbia, paura e disgusto ci aiuta ad identificare i pericoli e rispondere ad essi (Sistema Rosso). Il sistema di ricerca di stimoli e risorse legato alle emozioni di entusiasmo e gioia che motiva a ricercare risorse e obiettivi utili al proprio sviluppo (Sistema Blu). In fine il sistema calmante di appagamento e sicurezza legato alla condizione di calma quando ci si permette di vivere momenti di riposo, non si è minacciati e non si è impegnati a raggiungere mete e o obiettivi. Questo sistema ci spinge a dare e ricevere accudimento (Sitema Verde). Il sistema di regolazione emotiva che si sviluppa in molte condizioni psicopatologiche è principalmente il sistema di protezione dalla minaccia (Sistema Rosso) perché predisposto ad una serie di cambiamenti fisiologici nel cervello e nel corpo. Si attivando emozioni come la rabbia l’ansia e il disgusto. Ma altri disturbi possono essere attivati dal sistema di ricerca di stimoli e risorse (Sistema Blu) come ad esempio in alcuni stati maniacali del disturbo bipolare o del Disturbo ossessivo compulsivo e dell’anoressia. In  questi disturbi vediamo uno sbilanciamento maniacale sempre nel Sistema Blu.   
In base a questa teoria ci sono le 5 mentalità sociali di base secondo la teoria evoluzionistica. 
Menti e cervelli sono il risultato della selezione naturale il tipo di ragionamento, i pensieri e le emozioni umane sono funzionali al perseguimento di mentalità innate comuni a tutto il genere umano (e ai mammiferi). Ogni mentalità “accende” di volta in volta alcune competenze (ed emozioni) e disattivandone altre. Esse sono: l’accudimento, l’attaccamento, il bisogno sessuale, agonistico o di rango, cooperativo paritetico. La mentalità accudente: l’attenzione ai segnali di distress e bisogno degli altri. Proviamo alcune emozioni nella relazione e in relazione allo stato emotivo dell’altro si è motivati al suo benessere (meno sensibili al nostro benessere). Nella ricerca di accudimento: cercheremo negli altri segnali di protezione e di “adozione”. Saremo spinti verso coloro che potranno esserci d’aiuto, tenteremo di “accostarci” a loro e staremo bene quando ci riusciremo sussistono anche qualità di mentalizzazione «superiori». Nella mentalità cooperativa: l’attenzione è verso persone “come noi” con cui coopereremo con intenso desiderio di condividere e non si proverà invidia. Come valutiamo la debolezza dell’altro? Che emozioni proviamo? (non c’è necessariamente trigger di sofferenza). Cooperazione non implica necessariamente connessione. Nella mentalità competitiva: ci misureremo con gli altri. Alcune emozioni saranno “accese” mentre altre “empatia per gli altri” saranno momentaneamente spente/inibite. Catalogheremo gli altri in termini di inferiori o superiori, vincenti o perdenti. Saremo invidiosi se gli altri ottengono più di noi e avremo forti sentimenti di tristezza e vergogna quando falliamo. Molte motivazioni (mentalità) possono sovrapporsi es. motivazione ad accoppiarsi che scaturisce da un desiderio di sfruttare l’altro – oppure di connettermi all’altro, cooperare per avere più successo. Molte sono più consce di altre come l’abilità di passare da una mentalità all’altra è segno di flessibilità e «salute mentale». Il modo in cui le mentalità maturano è dovuto all’assetto genetico e l’ambiente, la visione interazionale l’attivazione di una certa mentalità “organizza” l’attività cerebrale e compromette o facilita l’attivazione delle altre e compensatoria esempio: non riesco avere l’amore ma almeno la «stima» di mio padre.  
La compassione deriva dalla mentalità sociale dell’accudimento ma non lo è, perchè è diverso in quanto a partire dall'accudimento si collegano qualità di vita superiore ad esempio siamo umani l'altro è esattamente come me così si attiva l'aspetto compassionevole: non è colpa nostra se siamo  qui, non ci scegliamo la vita, le esperienze, un corpo, mozioni, i genitori, le sofferenze, il cervello non li abbiamo scelti e questo solleva. Essere consapevoli sapere che alla base c'è una connotazione di sofferenza aiuta a far emergere i flussi di compassione: quella che riceviamo dagli altri, quella  che noi diamo agli altri e quella che diamo a noi stessi, “una particolare sensibilità alla sofferenza di se stessi e degli altri, unita ad un forte desiderio e impegno a prevenirla e alleviarla” consapevolezza e motivazione favoriscono la facoltà della compassione. 

Cerchrò di spiegare quale è la procedura iniziale con cui si affronta l’autocritica nella Compassion Focused Therapy, qual’è la caratteristica distintiva dell’intervento immaginativo con l’autocritica. 
L’autocritica si può considerare un elemento trans-diagnostico ovvero si può trovare in tutte le diagnosi dunque si può definire difensiva. Ma non solo a livello cognitivo ma anche a reazioni fisiologiche che genera. Ridurre autocritica non vuol dire essere più compassionevoli. L'autocritica deve rimanere validante perché è radicata nella nostra essenza. L’autocritica è auto-rassicurazione si attivano due aree del cervello differenti: 
- Autocritica connessa a rilevazione degli errori e inibizione comportamentale 
- Autorassicurazione attiva stesse aree del cervello che utilizziamo quando proviamo compassione verso gli altri. Quando si vive ansia sociale occorre capire il rango che sta sotto l’autocritica infatti stimola il sistema endogeno rosso. Dunque Autocritica ha origine evoluzionistica (non dipende da qualcuno che ci ha criticato) è un meccanismo di difesa dell'organismo umano è uno stile di reazione ad un altro più dominante. É un autoattacco per calmare l'aggressore che è dentro di noi. L'autocritica è connessa alla speranza mantiene un’analisi funzionale autocritica: qualcosa per cui ci si è criticati per tutta la vita. Quali ansie o paure si possono avere? Si rischia di perdere il controllo e non avere valore. Nella procedura iniziale si chiede al paziente: immagina di avere la tua parte critica davanti a te com'è l'aspetto fisico? Perché è resistente al cambiamento? Ecco alcune risposte: Better safe than sorry, il rinforzo intermittente rende più massiccio il ricorso alla strategie, qualcosa di peggio potrebbe accadere ma non accade perché sto facendo questo. Invigorimento del self-blame (sensazione di controllo mantiene la credenza della controllabilità che è preferibile a quella dell’incontrollabilità di eventi avversi), non si hanno alternative costruite (training sulla compassione). Paura di perdere il controllo di sé, e il processo di autoregolazione (paura della perdita di identità). Quindi la procedura iniziale con cui si affronta l’autocritica prevede di lavorare su un senso di sicurezza, per rimuovere l'autocritica occorre essere delicati. Può essere utile chiedere ai soggetti di immaginare la loro autocritica facendo domande come: se tu potessi far uscire l’autocritica e guardarla dall’esterno che tipo di aspetto avrebbe? Quali espressioni facciali assumerebbe? Quali emozioni sta rivolgendo verso di te? Qual’è la più grande paura o minaccia? Per capire l’autocritica è possibile proporre il lavoro con le sedie al fine di sviluppare un sé compassionevole. L’autocritica si può misurare tramite la catena comportamentale cerchiamo di individuare il momento in cui il paziente comincia ad autocriticarsi: cosa ti sei detto in quel momento? Hai provato un senso di avversione nei tuoi confronti in quel momento? Andiamo attivamente a cercare qual è la sua forma («ti sei detto qualcosa in quel momento? Cosa provi nei tuoi confronti? Cosa vorresti fare?). Il sé compassionevole incontra l’autocritica conosce la sua origine e conosce le sue paure, ha forza, gentilezza e desiderio di aiutare questa parte. Cosa vede nei suoi occhi? Riesce a vedere paura? Il sé compassionevole vuole dire qualcosa al sé autocritico – cosa? Vuole fare qualcosa che faccia sentire al sicuro il sé autocritico - cosa fa? Può restare qui – il sé autocritico si rassicura – come lo vedete? Infine la lettera all’autocritica, l’Analisi funzionale, la visualizzazione dell’autocritica e l’analisi funzionale del sé compassionevole a confronto sono procedure efficaci.