Il lutto è il sentimento di intenso dolore che si prova per la
perdita di una persona cara, di un amico, di un familiare, di un figlio.
E' un periodo caratterizzato da fasi che si sovrappongono e alternano
tra loro; quando si pensa che una fase sia totalmente superata, in un
attimo rispunta quel sentimento che crediamo di aver totalmente
metabolizzato. Lo stato di accettazione subentra entro circa 18 mesi
dall'avvenimento, ma a volte, a causa della storia personale, della
personalità o di come abbiamo instaurato l'attaccamento (teoria
di Bowlby) se sicuro o insicuro, comprometterà il normale processo
di elaborazione del lutto, con la probabilità di entrare in un lutto
patologico o conflittuale.
Erich Lindemann (Witten, Germania,
2 maggio 1900 – Palo Alto, California, USA, 1974; autore e psichiatra
tedesco-americano, specializzato in lutto). Nel 1944, dopo un incendio al
Night Club Coconut Grove di Boston, comprese la sintomatologia post lutto,
come:
La sintomatologia post lutto, gli permise di creare 3 stadi del lutto:
John Bowlby (Londra, 26 febbraio 1907 – Isola di Skye, 2 settembre 1990; psicologo, medico e psicoanalista britannico specializzato nella teoria dell'attaccamento, legame madre-bambino e tutto ciò che riguarda i legami affettivi, incluso il lutto). Nel 1982 stava studiando, appunto, i legami affettivi ed identificò quattro fasi del lutto:
Elisabeth Kubler Ross (Zurigo, 8 luglio 1926 - Scottsdale, 24 agosto 2004), è stata una psichiatra svizzera e viene tutt'ora considerata la fondatrice della psicotanatologia e una degli esponenti dei death studies. Ha creato 5 specifiche fasi per l'elaborazione del lutto, un vero e proprio “modello a cinque fasi” elaborato nel 1970; (questo modello viene utilizzato anche per comprendere le dinamiche mentali di una malattia terminale).Gli psicoterapeuti lo utilizzano anche per comprendere le fasi di un lutto affettivo o ideologico. Le emozioni non seguono regole, quindi si possono smistare e sovrapporre, di conseguenza, vale lo stesso anche per le fasi (non stadi) che si possono tranquillamente alternare o ripresentare nel tempo.
Prima fase: NEGAZIONE\RIFIUTO
La negazione
è quella fase in cui il paziente non accetta il proprio stato di
malattia, in questo modo, gli permette di proteggersi dall'ansia di un
eventuale morte e gli permette di prendere il tempo necessario per
organizzarsi; in questa fase si crea un vero e proprio meccanismo di
difesa. Tutto ciò rientra in uno stato psicotico in cui non si
accetta psicologicamente la situazione, ma con il tempo e con il progredire
della patologia, questo meccanismo di difesa si affievolisce o, in casi
rari, potrebbe sfociare in uno stato maggiormente psicopatologico.
Es:
“Non è possibile, si sbaglia!” , “Non ci posso
credere!”, “Dottore, probabilmente ha sbagliato le
analisi!”
Seconda fase: RABBIA
Questa fase è
molto delicata, perchè cominciano a manifestarsi emozioni molto
forti, tra cui: rabbia, disperazione, paura. Queste emozioni travolgono
loro stessi, i familiari, chi gli sta accanto, tavolta anche Dio. E'
una fase in cui il paziente può richiedere la massima richiesta di
aiuto, ma in caso contrario anche un momento di rifiuto e del ritiro in
sé.
Es: “Perchè proprio a me?”,
“Dio, cos'ho fatto di male per meritarmi tutto
questo?”
Terza fase: CONTRATTAZIONE\PATTEGGIAMENTO
Il
soggetto comincia a progettare il proprio futuro e a creare dei progetti in
cui investire la propria speranza. Questa contrattazione/patteggiamento, si
può instaurare con parenti, amici o con figure religiose. Ciò
gli permette di riprendere il controllo della propria vita. Es: “Se
prendo le medicine, poi potrò stare meglio?” , “Quando
guarirò tornerò a fare lo sport che amo di
più!”
Quarta fase: DEPRESSIONE
Questa fase subentra quando
il paziente si rende conto delle perdite che sta per subire o che sta
già subendo. E' suddivisa in due categorie:
Quinta fase: ACCETTAZIONE
Il paziente ha avuto
modo di elaborare la propria situazione, sussistono ugualmente stati
depressivi e di rabbia, ma più moderati. E' una fase in cui il
soggetto ha momenti caratterizzati dal silenzio e dal raccoglimento,
inclusi momenti di intensa comunicazione con i propri familiari. E'
una fase caratterizzata anche dall'organizzazione pratica o meno dei
propri familiari e di chi gli è stato accanto (sistemazione di
quanto può essere sistemato, in cui si prende cura dei propri
“oggetti” sia in senso pratico e sia psicoanalitico). Anche
qui, possono verificarsi momenti di rabbia e depressione.
I sintomi del dolore possono essere diversi, come ad esempio: pianto, mal di
testa, insonnia, mettere in discussione le proprie credenze personali,
sentimenti di distacco da chi ci circonda, ansia, frustrazione, rabbia,
perdita di appetito, stress.
Antonio Onofri (Psichiatra, Chirurgo,
Psicofarmacologo, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale) e Cecilia La
Rosa ( medico chirurgo, specialista in Psichiatria e psicoterapeuta) nel
2015 affermano che le reazioni al lutto possono essere suddivise in quattro
categorie:
TRISTEZZA: sentimento presente nelle persone in lutto.
Secondo Parker e Weiss il pianto è un segnale che spinge gli altri
ad adottare comportamenti protettivi.
COLLERA:
suddivisa in due fonti:
COLPA E AUTO-RIMPROVERO: senso di colpa per qualcosa che
sarebbe potuto accadere in un momento antecedente al lutto, è un
sentimento irrazionale che scomparirà con il tempo.
ANSIA:
causata da 2 fonti:
SOLITUDINE: Stroebe et Al. (1996) ne individuano di due tipi:
SHOCK: si verifica in casi di morte improvvisa.
STRUGGIMENTO:
Parkers (2001) ha osservato che accade a molte persone in fase di lutto. Se
il desiderio della persona defunta si mitiga, significa che si sta
risolvendo la fase di lutto; se invece questa fase persiste nel tempo,
significa che il lutto era traumatico e non risolto.
SOLLIEVO:
si può provare sollievo soprattutto se la persona defunta ha dovuto
affrontare una lunga e pesante malattia.
STORDIMENTO:
si può arrivare a sentire un'incapacità di provare
emozioni.
Liedemann (1944) riporta come sopracitato:
Dal punto di vista cognitivo, il lutto è caratterizzato da:
La persona in fase di lutto potrebbe vivere:
Generalmente l'essere umano, è in grado di superare e accettare
la morte di una persona cara, anche con le fasi da superare, emozioni
altalenanti, ma ha comunque la forza mentale di metabolizzare il lutto. Per
“stato di accettazione “ s'intende il ritorno a una
situazione simile alla fase pre-lutto con un miglioramento del tono
dell'umore e con un abbassamento delle problematiche
psicosociali.
Ci sono, però, dei casi in cui questa
metabolizzazione, accettazione e superamento dell'avvenimento tragico,
non avvengono e qui subentra la patologia, in cui si ha una vera
difficoltà a gestire le emozioni dolorose causate dal lutto.
C'è, ovviamente, un fattore o più predisponenti; in
questo caso, Bowlby (1973) ha compreso come una persona che ha vissuto un
attaccamento insicuro, possa effettivamente essere predisposto ad un lutto
patologico. Parkers e Weiss, 1980-1983) hanno verificato che, in base alla
relazione che si aveva con chi è deceduto, influisce
sull'elaborazione del lutto, chiamato anche lutto conflittuale.
Alcuni medici suggeriscono la prescrizione di farmaci (antidepressivi,
ansiolitici) per sostenere il paziente in questo momento di forte dolore,
ma ci sono un'altra categoria di medici che scelgono di non
prescrivere farmaci, ma suggeriscono l'intervento da parte di
psicologi o psicoterapeuti (anche gruppi di mutuo aiuto) per superare
questo momento di grande difficoltà. L'utilizzo di psicofarmaci
potrebbe interferire con il normale processo e superamento delle fasi del
lutto.
Perdighe e Mancini (2010), il lutto è un evento che
compromette gli scopi personali, di conseguenza, per favorire
l'elaborazione del lutto, sarà necessario abbandonare
(attraverso il sostegno psicologico e psicoterapico) gli scopi
precedentemente prefissati e che erano stati compromessi, creandone di
nuovi e facilmente perseguibili.
Ma per abbandonare uno scopo,
è necessario modificare le proprie credenze; le motivazioni che
complicano la modifica di queste credenze, sono:
Per affrontare queste situazioni, sarà necessario l'intervento da parte di uno psicologo o psicoterapeuta, in cui andranno a verificare la tipologia di attaccamento con il soggetto che ha “subito” la perdita e contemporaneamente prenderanno in considerazione quattro interventi:
In supporto a questa tipologia di interventi, si può consigliare
altre tecniche come: EMDR, la Terapia Sensomotoria e il sostegno da parte
dei gruppi di mutuo aiuto.
Questi ultimi, rappresentano una grande
risorsa per l'individuo perché gli permette di esprimere
liberamente le proprie emozioni, la rabbia, la frustrazione, senza sentirsi
giudicato e lo aiutano anche a comprendere che non è il solo ad
affrontare questo doloroso avvenimento, ma che sono in molti a doverlo
superare; questo lo aiuterà ad accettare la situazione, creare nuovi
punti di vista, nuove strategie, contrastando la tendenza ad auto-isolarsi
e favorendo l'elaborazione del lutto.
Tutor dottoressa
Luciana Reginato psicologa clinica e supervisor
counselor
Si ringrazia Lisa Grifoni, tirocinante